domenica 30 settembre 2007

¡¡Benvindos en Galiza!!


Una delle prime cose che mi hanno spiegato quando sono arrivato in Spagna è stata che non ero in Spagna. Mi trovavo in Galizia.

In Spagna c’ è il sole, in Galizia piove più che in Irlanda.
In Spagna se habla l’ español, in Galizia se fala o gallego.
In Spagna ammazzano i tori per divertimento, in Galizia al massimo i polpi…per mangiarli.
In Spagna si beve la Sangria, in Galizia l’ Estrella (un Ichnusa galiziana :D).

Per di più mi trovavo a Santiago de Compostela, la città del famoso pellegrinaggio, a cui è stato anche intitolato un libro di Coellho. Ma niente descrive meglio Santiago delle parole di un grande scrittore galiziano, Ramòn del Valle-Inclan:

Di tutte le vecchie città spagnole,
quella che pare fissata in un sogno di granito,
immutabile ed eterna,
è Santiago de Compostela…
Laggiù, le ore sono un’ ora unica,
eternamente ripetuta sotto un cielo piovoso.
(La lampada meravigliosa)

A dir la verità siamo stati fortunati, fino a ieri c’ è sempre stato il sole. Ora invece ha iniziato a piovere (dicono che non smetterà fino alla primavera…), ed era l’ occasione che aspettavo per usare questa citazione :)

Perché per me è più difficile definire Santiago.

Ha 93.000 abitanti, quindi potrei dire che è una meravigliosa cittadina…ma non è una cittadina. In una cittadina qualunque non incontri gente di tutto il mondo a ogni angolo della strada.
Questo succede nelle metropoli, ma i ritmi son tutt’ altro che frenetici.
Potrei dire che è una città molto antica: i pellegrini iniziarono a ritrovarsi qua dall’ VIII secolo e l’ università è del 1400, ma metà della città (ciudad nova) è un gioiellino d’ architettura moderna.

L’ unica definizione che posso dare è la più semplice: è una città universitaria, alla fine son qua per questo. E domani iniziano le lezioni.
Inizierò a conoscere qualche spagnolo\gallego e magari anche a fare una vita un po’ meno erasmus e un po’ più universitaria.

Sarà un bel souvenir


Museo di massa, cultura di massa... Nel senso che c'è una massa di capre? Louvre: un museo per tutti. Ma sarà davvero un bene?


Piena di irritazione mi aggiro per le sale tra spintoni e urla. Sembra il peggior mercato di Parigi.
Al prossimo tiro una sberla.
Masse di turisti si spostano dalla Gioconda alla Venere di Milo, uomini dal grilletto facile (della macchina fotografica naturalmente), mille giappo che fotografano la consorte davanti alle cose più inutili: arrivano davanti all'opera, foto e via...

e la contemplazione?
l'assaporare l'arte?
le pennellate, la luce, il colore, il panneggio, la morbidezza delle forme?
No niente di tutto ciò, solo un souvenir

il Louvre è un souvenir, Parigi è un souvenir, il mondo per loro è un souvenir
perchè perdere tempo?

l'importante non è vivere il momento ma immortalarlo per poter dire "io c'ero"!!!




Paris je t'aime


Ore 8: con lo sguardo ancora sognante, o meglio, assonnato, mi ciondolo fino all'uscita di casa.
Giro la chiave, chiudo (bene) la porta e mi avvicino all'ascensore infilandomi il lettore mp3 nelle orecchie..
"Quale sarà la colonna sonora del mio risveglio?..oggi portei fare un'eccezione,ascolterò i Magic Numbers!"
Quindici piani più tardi le porte si aprono, ed accade qualcosa di inaspettato:
un pimpante e simpatico "Bonjour!" mi accoglie all'uscita..
"Caspita, quanto sono cordiali questi francesi!"

Basta poco però per accorgersi che questo "bonheur" è teatrale, costruito non si sa bene per cosa.

La cortesia francese è fittizzia, è rivolta a chiunque, ma cela dietro di sé un'idifferenza unica, o meglio, metropolitana.
"è questa che induce una persona a restare impassibile a ciò che gli si presenta davanti, o è piuttosto una prerogativa parigina?"

Ore 8.20: scendo rapidamente le scale "come al solito sono in ritardo!"e mi intrufolo nei cunicoli metropolitani.
Una massa di folla mi circonda. Pare siano tutti indaffarati nelle loro letture mattutine, tanto quanto basta per sbattermi addosso i loro fogli di giornale e le loro spallate degne di una (tanto amata) partita di rugby.
Faccio finta di niente "in fondo non l'avranno fatto apposta.."
Mi precipito allora sul primo metrò che mi riserva giusto giusto un minuscolo spazio vitale.
Il mio viaggio prosegue così per una mezz'oretta.. "caspita, ma quanta gente c'è a Parigi?".."e che caldo che fa!"
Stipata tra la folla scorgo in un angolo una ragazzo sulla trentina: è pallido e le gambe a malapena lo sorreggono. Sta visibilmente male.. "perchè nessuno si accorge che sta per cadere, per cedere?".

Parigi è fredda.
Parigi è meschina.
Parigi è dura.

Così cordiale al primo impatto, ma così indifferente vista più da vicino.

Nessuno si avvicinerà mai a te se ti vedrà piangere in metropolitana,
nessuno si preoccuperà se pestandoti un piede tu ti sia fatto male,
e sicuramente nessuno si alzerà mai se ti vedrà cadere.

lunedì 17 settembre 2007

Ce qui importe est dire "merci" après les autres..


Prima di arrivare ci eravamo bene documentate.
Più o meno sapevamo cosa ci aspettava.

Sapevamo che non avremo mai bevuto un buon caffè espresso a un prezzo umano,
che non avremo mai mangiato la pizza di Pizza Casa.
Sapevamo che i francesi si vestono in maniera alquanto demodè.
Sapevamo che i francesi ascoltano solo musica francese.
Sapevamo che sono un po' zozzi in quanto carenti di bidet.
Sapevamo che ci avrebbero schernito per vendetta per i mondiali.

Ma non sapevamo che:
La serratura in Francia (quando c'è) si chiude in orizzontale e non in verticale,e
(quando non c'è) costa tanto.

I francesi hanno una spiccata tendenza al voyerismo e (se hanno bevuto) al contatto fisico (sarà perchè sono tutti senza tende in casa?)

I francesi per fare qualsiasi cosa, per esistere e per vivere, hanno bisogno di un conto bancario.

I francesi sono uno dei popoli più ossequiosi (l'avreste mai detto?) infatti anche a fare la spesa tengono una media di 5 "pardon" al secondo.

Fare la spesa diventa un'impresa titanica se devi prendere più di cinque prodotti (esclusa la baguette che sta sotto l'ascella così è più buona)... infatti le borsine non sono borsine ma sportine ipotetiche con la resistenza della pelle di nonna Ida che ha 250 anni.

La libreria blu non è una libreria blu, così come la bandiera arcobaleno appesa fuori non è la bandiera della pace e il commesso non sorride a Carlo solo perchè ha una faccia simpatica.

Le esposizioni d'arte hanno dei fantastici buffet e una frequentazione da film.

Il posto migliore per una donna per fare pipì è lo scottish pub (infatti non ci sono donne lì dentro...) il problema è uscirne sulle proprie gambe e non gonfia di birra.

Scordatevi i superlacolici, sia al bar che al super mercato i prezzi sono degni di un ottimo Champagne.

Non provate mai ad attaccare la spina del pc nella presa, non ci riuscirete nemmeno se comprate l'adattatore consigliato da un pakistano molto sorridente.

Quella che scorre a Parigi è la Senna, non la Loira.

Le nuvolette a Parigi hanno una forma diversa.


E ci raccomandiamo:
abbiate sempre la battuta pronta,
per rispondere a un "merci" o a un "pardon" non mugugnate qualcosa di inventato,
dite "de rien"
oppure, come consiglia il buon Carlo,
prendeteli alla sprovvista...

l'importante è dire "merci" prima di loro.




Betty&Noek

mercoledì 5 settembre 2007

Let's start #3

Ora è un pò come se fosse l'ultimo giorno dell'anno: si raccimolano tutti i pensieri, tutti i ricordi dei trascorsi degli ultimi mesi, dell'ultimo anno, si ripensa delle persone conosciute che hanno iniziato a far parte della nostra vita, o quelle che invece per un motivo o per l'altro non ne fanno più parte.. alle risate e ai pianti, alle liti e alle sbronze. Ciò che però resta col trascorrere del tempo è limitatamente poco, e più si cresce e più diventa quasi scontato. La partenza e la lontananza spesso e volentieri aprono gli occhi molto più velocemente, e forse è per questo motivo che "gli inizi" hanno sempre quel gusto un pò dolce e un pò salato..